Le miniere di zolfo e il Mulino Giardino
La conformazione geomorfologica del suolo con la presenza di preziosa roccia vulcanica, tufacea, facilmente estraibile garantì per gli abitanti di Tufo un giacimento importante insieme allo zolfo. Quest’ultima, difatti, divenne fin dal XIX secolo agli anni ’60, il minerale largamente sfruttato grazie agli stabilimenti di trasformazione ad opera di Francesco Di Marzo e Società Anonima Industrie Minerarie (SAIM) ad opera di Federico Capone, presso la vicina Altavilla, quest’ultima ancora parzialmente funzionante. Le miniere di tufo furono talmente attive da divenire uno dei più importanti centri estrattivi del Mezzogiorno, che nel tempo cambiarono lo stile di vita della città di Tufo. Le cave subirono al crisi del dopoguerra e la chiusura delle cave si data al 1972, con lo sviluppo dei mercati esteri, generando una diminuzione demografica. Inserito nel programma di “Valorizzazione e sviluppo del comprensorio dei vini Greco e Fiano e creazione del parco minerario delle antiche zolfatare di Tufo ed Altavilla lungo la Valle del Sabato”, ad opera della Comunità Montana del Partenio, oggi il complesso architettonico costituisce un importante sito di archeologia industriale punto focale di attrazione turistica.